Espatriare al termine dell’attività lavorativa, e godersi la terza età anche grazie ad una pensione integrativa, in un luogo caldo, magari con il mare, e in cui il potere d’acquisto del nostro assegno mensile sia più ‘forte’ di quanto non sia in Italia, non è solo un sogno proibito. No, al contrario. Per molti italiani (circa 400 mila, secondo i dati Inps) si tratta di un progetto di vita concreto e conveniente.
Certo, bisogna essere disposti a mettere molti chilometri tra sé e i propri affetti, magari figli e nipoti, o la casa in cui si è nati e si è sempre vissuto; ma agli occhi di molti, a conti fatti il gioco potrebbe valere la candela.
Partire sì ma dove: le mete preferite
Sulla base dei dati INPS, la maggior parte delle pensioni erogate all’estero – circa 150 mila – hanno per destinatari cittadini canadesi e nord americani. Si tratta di pensioni di importo medio molto basso (difficilmente superano i 150 euro) che per lo più vengono versati a lavoratori d’oltre oceano che hanno lavorato per brevi periodi in Italia. Un dato statistico di cui tenere conto quando si parla di pensioni all’estero ma che non è rilevante ai fini della nostra indagine sugli italiani che espatriano per godersi la pensione. Questi ultimi (i cui numeri sono molto inferiori, anche se comunque cospicui: circa 3000) sono lavoratori che per tutta la vita hanno versato i contributi alle casse previdenziali italiane e che, raggiunti i limiti di età per la pensione, hanno scelto di andare a vivere all’estero. In questo caso le destinazioni degli assegni INPS cambiano rotta, dirigendosi invece verso paesi per lo più europei e relativamente vicini all’Italia.
Tra le mete preferite dai pensionati italiani in cerca di un “buen retiro” ci sono: il Portogallo, l’isola di Cipro, Malta, la Spagna e i paesi dell’Europa dell’Est come Romania, Bulgaria o Croazia.
Le ragioni di una scelta
Le ragioni che spiegano questo tipo di scelta sono principalmente di tipo economico e logistico.
Per quel che riguarda le ragioni economiche occorre tenere presente che si tratta di paesi nei quali, specie nelle zone relativamente lontane dalle capitali, la vita ha un costo medio molto inferiore rispetto a quello delle grandi città italiane, almeno per quel che riguarda affitti (in Bulgaria possono bastare meno 500 euro per affittare una casa grande, e con la stessa cifra, in Portogallo ci si può trasferire sul mare), generi alimentari (non tutti…) e spese varie. A questo vantaggio, poi, si somma il fatto che alcuni Paesi, per attrarre cittadini dall’estero hanno impostato una politica fiscale molto generosa nei confronti dei nuovi residenti. Per esempio in Portogallo (Paese nel quale il costo della vita è del 26% inferiore a quello italiano) per i primi 10 anni i ‘residenti non abituali’ non pagano nessuna imposta sul reddito; in Bulgaria (dove la vita costa il 46% meno che da noi) l’esenzione dalle imposte per i nuovi residenti pensionati è totale e senza limiti di tempo. A Cipro (dove la vita costa il 23% in meno che in Italia) l’aliquota d’imposta è solo del 5%.
Per quel che riguarda le ragioni logistiche della scelta di destinazioni europee invece che più lontane, la questione è piuttosto evidente: Paesi come Cipro o il Portogallo sono molto vicini all’Italia, sia come cultura, alimentazioni e abitudini sia come distanza fisica. Questo consente a chi le sceglie per trascorrere gli anni della pensione di potersi adattare senza difficoltà al loro stile di vita, o di poter tornare di frequente in Italia per fare visita ad amici e parenti senza affrontare lunghi e costosi voli. Anche la lingua, spesso, fa parte dello stesso ceppo linguistico dell’italiano (specie nel caso di portoghese, spagnolo e romeno). Questo è un dettaglio da non trascurare!
Dettagli a cui fare attenzione
Un aspetto a cui badare, però, sono le pratiche burocratiche legate al trasferimento. Prima di tutto, il cambio di residenza: per avere le agevolazioni fiscali citate prima occorre cambiare residenza e prenderne una nel nuovo Paese, altrimenti la possibilità sfuma.
Allo stesso modo, occorre prestare attenzione alle questioni sanitarie. Non tutti i farmaci sono disponibili in tutti i Paesi e, se lo sono, potrebbero avere un nome diverso. Per questo è bene, prima di trasferirsi definitivamente, chiedere al proprio medico di fiducia se le medicine che si prendono di solito si trovano facilmente anche nel Paese che si è scelto. Nel caso in cui la risposta fosse negativa, chiedere quali alternative ci sono sul mercato.
Una buona norma, infine, potrebbe essere quella di stipulare un’assicurazione sanitaria che copra i costi di un ricovero ospedaliero o, se fosse necessario, quelli di un rimpatrio in Italia per ragioni di salute.
Ma bisogna per forza andare all’estero per risparmiare un po’?
La risposta, per fortuna, è no!
Se si desidera che il potere di acquisto della propria pensione aumenti, e quindi sentirsi un po’ più ricchi a parità di entrate, ma non si vogliono lasciare gli affetti di una vita o anche solo la terra in cui si è nati, una buone alternativa all’espatrio potrebbe essere quelle di un più semplice e agevole trasferimento. In molte città italiane (specie nel centro Nord) gli affitti e le spese di tutti i giorni sono molto costose. Ma basta spostarsi di qualche chilometro per tirare un po’ il fiato. Per esempio, si può decidere di trasferirsi dalle regioni del centro Nord a quelle del Sud. Il clima è migliore, il sole è ospite (quasi) fisso del cielo, il mare vicino e gli affitti spesso più contenuti di quanto non siano in città come Roma, Milano, o Torino. Le regioni più economiche in cui vivere secondo i dati Istat sono Umbria, Calabria e Basilicata. Vale la pena farci un pensiero?
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