La metà dei dipendenti pensa di non risparmiare abbastanza per la pensione, ma in pochi adottano misure per rimediare. La maggior parte si attiva solo intorno ai 50-55 anni

Niente è meglio del fondo pensione. Parola dei lavoratori italiani, che lo mettono al primo posto tra i benefit aziendali più desiderabili, davanti anche a lavoro agile, carriera e salute. È quanto emerge dalla “Global benefits attitudes survey 2022” di WTW, che evidenzia come, nonostante la metà dei dipendenti pensi di non risparmiare abbastanza per il proprio futuro pensionistico, la maggior parte si attivi in tal senso solo intorno ai 50-55 anni. Troppo tardi.

Perché vince il fondo pensione
Le famiglie italiane sono patrimonialmente piuttosto solide, però solo il 40% di questa ricchezza è finanziaria, mentre il 60% è costituita da beni immobili. E, come sottolinea la ricerca, un tipo di ricchezza spesso trascurato è quella previdenziale, di fatto una promessa futura di una rendita sicura. Eppure i dipendenti italiani ne comprendono l’importanza, tanto che la metà pensa di non risparmiare abbastanza per la pensione e il 73% ritiene probabile che la generazione attuale si troverà in condizioni molto peggiori in pensione rispetto alla generazione passata dei genitori.

Il report sottolinea anche come, rispetto alla rilevazione 2020, sia sceso molto in Italia il risparmio previdenziale (-10%), in parte anche per lo schiacciamento dell’orizzonte temporale sul presente dovuto alla pandemia, che porta le persone a rimandare decisioni per il futuro a un secondo momento (di fatto anche la natalità è diminuita -9%). Al contrario, è cresciuto il risparmio precauzionale (+3%), tipico proprio dei momenti di incertezza e crisi, come quello per la salute (+5%), soprattutto in seguito alla pandemia.

Le motivazioni del risparmio cambiano poi con il variare dell’età. In particolare, quello previdenziale sale con il crescere degli anni (da 1,3% per 25-34 anni a 11,7% per 55-64 anni). Il futuro pensionistico, insomma, entra nel mirino degli italiani solo quando si avvicinano al pensionamento. Ma dieci o quindici anni non sono sufficienti a maturare una congrua rendita vitalizia.

In sintesi, quindi, i dipendenti italiani vogliono essere supportati dall’azienda, e il desiderio di sicurezza pensionistica è alto, però agiscono solo in età molto avanzata per tutelarsi a riguardo.

Gli altri benefit
I benefit per la salute (come ad esempio, l’assistenza sanitaria integrativa, risorse da spendere per il benessere e la salute mentale, sostegno alla famiglia o, ancora, assistenza all’infanzia) sono invece i più importanti negli ultimi anni per attrarre e trattenere i talenti. Stando all’indagine, infatti, registrano una crescita 2019-2022 rispettivamente dal 25% al 31% nell’attraction e dal 32% al 39% come motivo di retention.

Oltre la metà dei dipendenti (il 53%) riconosce dunque un ruolo dell’azienda nell’offrire strumenti per migliorare la propria situazione di benessere fisico e finanziario, però attualmente solo il 14% è molto fiducioso di aver selezionato le migliori opzioni disponibili nei benefit. Il focus dunque non parrebbe essere su una offerta ampliata, ma sul comprendere meglio i benefit già messi a loro disposizione così da essere in grado di effettuare la scelta più conveniente o più efficace.

“Secondo la nostra ricerca, i dipendenti richiedono alla propria azienda un supporto efficace nella scelta dei benefit esistenti, oltre a supporto per il proprio benessere finanziario – spiega Beatrice Elena Stroppa, lead associate, retirement di WTW -. Due terzi dei dipendenti pensa, ad esempio, di non essere diretto nella giusta direzione con i propri risparmi pensionistici, ma in pochi stanno adottando misure per affrontare il risparmio a lungo termine, ritenuto da essi già oggi insufficiente. Nonostante ciò, il dipendente medio si attiva a riguardo solo intorno ai 50-55 anni”.

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