Insieme alla prospettiva di vita aumenta anche il rischio di non autosufficienza
Secondo i dati Istat la prospettiva di vita per un 65-enne è salita a 20 anni e 7 mesi, 5 mesi in più rispetto al 2013. Sempre secondo i dati Istat, attualmente le persone con più di 65 anni costituiscono il 21,4 per cento della popolazione italiana e di queste più di 2,5 milioni sono non autosufficienti. Entro il 2050 si prevede che la popolazione over 65 sarà all’incirca 1/3 dell’intera popolazione mentre gli over 85 passeranno da 1,7 milioni a 6 milioni nel 2060.
Oltre il 18% delle persone con più di 65 anni è non autosufficiente.
Si prevede che, stando così le cose, le persone bisognose di assistenza di lungo periodo aumenteranno in maniera esponenziale e che, a meno che lo Stato non attui riforme importanti sulla parte di welfare che riguarda la long term care, sempre più famiglie dovranno farsi carico di un familiare non autosufficiente.
Già oggi, in Italia, sono almeno 1 milione le persone, i cosiddetti care giver, che si prendono cura di parenti non più autosufficienti, dedicando loro buona parte del loro tempo e spesso mettendo anche a repentaglio la propria sicurezza economica. Stando alle stime del Censis, infatti, sono oltre 561 mila le famiglie che, per pagare l’assistenza a un familiare non autosufficiente, hanno dovuto erodere i propri risparmi, vendere l’abitazione o addirittura indebitarsi.
Quanto costa la non autosufficienza?
Nel momento in cui una persona perde la propria autosufficienza, i familiari su trovano davanti a 3 possibilità:
- ricorrere ai servizi di assistenza continuativa per long term care(LTC) pubblici o privati, le cosiddette residenze sanitarie assistenziali (RSA);
- ricorrere all’aiuto delle assistenti familiari(le cosiddette badanti);
- prendersi cura in prima persona del familiare non autosufficiente, assumendo il ruolo di caregiver familiare.
Ognuna di queste soluzioni ha però un rovescio della medaglia piuttosto pesante:
- le residenze sanitarie assistenziali hanno rette che si aggirano in media sui 3.000 euro al mesee sono suddivise in quota sanitaria (generalmente il 50% dell’intero) a carico del sistema sanitario regionale e quota sociale o alberghiera (l’altro 50%) a carico dell’assistito, con un eventuale contributo del Comune;
- il costo medio di una badante regolarmente assunta si aggira sui 18.000 euro all’annoe comporta comunque una compartecipazione dei familiari all’assistenza per far fronte ai giorni di riposo e al periodo di ferie dovuti;
- prendersi cura personalmente di un familiare non autosufficiente spesso vuol dire rinunciare al proprio lavoro, con conseguenze economiche che possono essere anche pesanti. Inoltre richiede di stravolgere pesantemente la propria vita e questo può avere conseguenze pesanti anche sul piano psicologico.
C’è un modo per prevenire questi costi e ridurli?
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