Gender gap pensionistico: le donne sono svantaggiate

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Il gender gap pensionistico in Italia è un problema evidente: le donne ricevono pensioni più basse e in media possono ritirarsi dal lavoro più tardi

Un’indagine dell’Inps, pubblicata a settembre del 2023, ha rivelato che il gender gap pensionistico nel nostro paese resta pesante: in media i pensionati Inps percepiscono un importo mensile lordo superiore di oltre il 36% a quello incassato dalle coetanee. Il divario arriva quasi al 40% se si considerano unicamente le pensioni e gli assegni erogati dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, che ammontano al 96%, ossia più di 16 milioni di persone. (fonte: INPS)

I pensionati in Italia, tra uomini e donne, sono in totale 16.106.583 (dato aggiornato al 31 dicembre 2022). Le donne sono numericamente superiori agli uomini (8.324.796 contro 7.781.787 uomini, pari a quasi il 52%), ma percepiscono una quota inferiore dei redditi pensionistici (circa il 44%, pari a 141 miliardi in un anno, contro i 180 miliardi destinati agli uomini).

Alcuni esempi: un falegname appena andato in pensione percepisce 1.087,22 euro al mese lordi, in media (dato elaborato sulla base delle nuove prestazioni previdenziali liquidate dall’Inps nel 2022), una sarta si ferma a 716,34. Gli ex commercianti arrivano a 1.133,89 euro pro capite, le colleghe non vanno oltre 764,16 euro. Un coltivatore diretto a riposo porta a casa 729,60 euro, una coltivatrice 593.13. La situazione non cambia anche tra gli ex dipendenti pubblici. I dipendenti pubblici uomini fuori servizio per raggiunti limiti di età incassano 2.423,91 euro, le dipendenti di 1.831,97 (sempre lordi e al mese, in media).

I fattori che determinano questo gap sono diversi. Innanzitutto, l’occupazione femminile è concentrata in settori con retribuzioni basse. Le donne sono impiegate per la maggior parte in alcuni comparti del settore dei servizi (dove nel 2022 il tasso di femminilizzazione è di circa il 79% nella sanità, il 77% nell’istruzione, il 53% negli alloggi/ristorazione) e sono invece sottorappresentate nel settore manifatturiero (30% circa). Nonostante la loro presenza anche in altri settori, le donne si ritrovano spesso a svolgere mansioni di livello inferiore rispetto ai colleghi uomini, e ancora più evidente è la loro scarsa rappresentanza ai vertici aziendali.

Incidono però anche altri due fattori. Innanzitutto, la discontinuità occupazionale: le donne entrano ed escono dal lavoro a seconda dei carichi di lavoro di cura e così a parità di anni maturano meno contributi. E poi il part-time involontario che le riguarda prevalentemente. Quindi la penalizzazione nel mercato del lavoro continua ad avere ricadute negative anche sulle pensioni. Inoltre, il sistema contributivo attuale rappresenta un ulteriore svantaggio, in quanto a parità di anni di età le donne accumulano meno contributi degli uomini: la media degli uomini è 38 anni di contributi accumulati, per le donne si ferma a 28. Questo significa che, oltre a maturare assegni più bassi, per le lavoratrici l’età della pensione aumenta sempre di più.

Anche questa differenza viene evidenziata dal Rapporto Inps: anche se l’età media per il pensionamento negli ultimi anni è aumentata per tutti, per le donne nel 2022 è arrivata a 64,7, 5 mesi in più rispetto agli uomini.

Quali sono le soluzioni?

Occorrono misure che aumentino l’occupazione femminile in tutti i settori, che facilitino loro il consolidamento in occupazioni stabili e la progressione di carriera. Bisogna intervenire soprattutto sulle politiche che favoriscono pari opportunità: nell’accesso al lavoro e nel lavoro. Sono necessari, inoltre, interventi su diversi fronti per promuovere la conciliazione tra lavoro e vita privata, come estendere i congedi parentali rendendoli obbligatori sia per le donne che per gli uomini e potenziare i servizi per l’infanzia e per la cura degli anziani o delle persone non autosufficienti.

In attesa di manovre strutturali, un’ulteriore alternativa può essere pianificare in anticipo e con gli strumenti giusti il proprio futuro previdenziale, per costruirsi la propria sicurezza economica negli anni: la previdenza complementare è, senza dubbio, una soluzione efficace da questo punto di vista.

Se vuoi saperne di più, puoi contattarci per una consulenza: i nostri esperti sapranno darti tutte le informazioni di cui hai bisogno e consigliarti le soluzioni per la pensione integrativa più adatte alle tue esigenze.

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