Crescita incerta e tensioni geopolitiche tra le previsioni economiche del secondo semestre: le sfide globali degli ultimi mesi del 2024
Negli ultimi mesi, la politica monetaria della Banca Centrale Europea ha contribuito a ridurre il tasso di inflazione, anche se non ha ancora raggiunto l’obiettivo del 2%. A luglio, infatti, l’inflazione si è attestata al 2,6%, con un lieve incremento rispetto al 2,5% di giugno.
Alla luce di questi dati, la BCE, dopo il taglio operato a giugno, ha adottato un approccio più cauto nell’allentamento della sua politica monetaria. Nel frattempo, secondo la stima preliminare di Eurostat, il PIL è cresciuto dello 0,3% tra aprile e giugno, superando le previsioni degli analisti che ipotizzavano un aumento dello 0,2%. Questo dato è identico a quello registrato nel trimestre precedente, mentre su base annua l’economia ha segnato un’espansione dello 0,6%, in linea con le attese e leggermente superiore al +0,5% del trimestre precedente.
Un altro sviluppo importante è emerso durante il consueto incontro annuale organizzato dalla Federal Reserve di Kansas City a Jackson Hole, nel Wyoming, che ha visto la partecipazione di economisti, banchieri centrali, accademici, operatori dei mercati finanziari e rappresentanti del governo statunitense. Sia Jerome Powell, presidente della Fed, sia alcuni esponenti di rilievo della BCE hanno manifestato un orientamento favorevole verso un possibile taglio dei tassi di interesse. I mercati si aspettano che la Fed possa ridurre i tassi di un quarto di punto già durante la riunione del 17-18 settembre, con una possibile riduzione complessiva di un punto percentuale entro la fine dell’anno.
Ciò potrebbe indicare che i tassi di interesse elevati potrebbero non rimanere disponibili a lungo, rendendo strategico sfruttare i rendimenti interessanti attualmente presenti nel mercato obbligazionario.
Contesto
Nonostante un primo semestre positivo, con un timido rimbalzo economico e il record dei listini in borsa, il panorama economico globale rimane incerto. Eventi inattesi come la guerra in Medio Oriente, l’aumento dei tassi d’interesse e la volatilità dei mercati finanziari rendono difficile prevedere cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi. Sulla scia delle elezioni americane e di un’Europa politicamente instabile, le previsioni economiche per il secondo semestre indicano una crescita a due velocità nella seconda metà del 2024. Disinflazione lenta e disomogenea, insieme a dinamiche economiche divergenti tra le regioni, saranno il quadro dominante. Nonostante i rischi geopolitici elevati, alimentati da tensioni commerciali e dal rialzo dei prezzi delle materie prime, lo scenario di politiche monetarie restrittive che raffreddano l’inflazione senza innescare una recessione sembra per ora confermato.
Le previsioni indicano un lieve rallentamento della crescita globale del PIL al 3,1% nel 2024 e al 3% nel 2025 (rispetto al 3,2% del 2023). Un segnale da monitorare con attenzione, ma senza eccessivi allarmismi. L’economia statunitense dovrebbe decelerare dal 2,3% all’1,7%, mentre l’Eurozona inverte la rotta con una ripresa verso lo 0,8% e poi l’1,2%. I mercati sviluppati dovrebbero rimanere stabili (1,5% sia nel 2024 che nel 2025), mentre quelli emergenti, seppur “resilienti”, subiranno un leggero calo (4,2% e 4,0%).
Rischi geopolitici e inflazione
Malgrado i decisivi appuntamenti elettorali di quest’anno in Francia, Regno Unito e Stati Uniti, l’impatto del rischio geopolitico non ha avuto finora impatto sulle previsioni di crescita dei Paesi coinvolti. Le elezioni al di qua e al di là del Canale della Manica non hanno al momento modificato le previsioni di crescita: 0,9% per il 2024 e 1,3% per il 2025 per la Francia e 0,8% per il 2024 e 1,3% per il 2025 per il Regno Unito. Il rischio geopolitico è comunque destinato ad aumentare nei prossimi anni, con l’intensificarsi di fattori quali protezionismo, sanzioni, dazi, controlli sulle esportazioni e guerre commerciali. L’esito delle elezioni statunitensi sarà poi determinante. Inoltre, in qualunque caso, è probabile che le tensioni tra Stati Uniti e Cina aumentino, mentre l’Europa dovrà decidere come gestire i suoi rapporti con quest’ultima.
L’attenzione potrebbe tornare a concentrarsi sull’inflazione nei prossimi mesi, in particolare per quanto riguarda i prezzi dell’energia, in primis petrolio e gas, che mostrano una tendenza al rialzo. Le tensioni sul fronte energetico si riverseranno (almeno in parte) sui costi di produzione industriale, mentre l’aumento dei prezzi delle derrate alimentari avrà un impatto inevitabile sui generi alimentari. Questi due fattori suggeriscono che la “coda” dell’inflazione, che si pensava fosse stata definitivamente sconfitta, potrebbe rimanere con noi ancora a lungo. (fonte: MilanoFinanza)
Le prospettive per l’Italia
Guardando al nostro Paese, è prevista una crescita del Pil italiano dell’1% nel 2024 e dell’1,1% nel 2025, in moderata accelerazione rispetto al 2023. I consumi privati continuano a essere sostenuti dal rafforzamento del mercato del lavoro e dall’incremento delle retribuzioni in termini reali, ma frenati da un aumento della propensione al risparmio. Tali dinamiche determineranno per il 2024 una crescita moderata (+0,4%) dei consumi delle famiglie e una successiva accelerazione nel 2025 (+1%).
Per gli investimenti fissi lordi si prevede una dinamica di decelerazione nel biennio di previsione (+1,5% e +1,2% rispettivamente nel 2024 e 2025, dal +4,7% del 2023), determinata dal venire meno degli incentivi fiscali all’edilizia, che saranno compensati sia dagli effetti dell’attuazione delle misure previste dal PNRR, sia dalla riduzione dei tassi di interesse. L’occupazione segnerà invece una crescita in linea con quella del Pil (+0,9% nel 2024 e +1,0% nel 2025) a cui si accompagnerà un calo del tasso di disoccupazione (7,1% quest’anno e 7,0% nel 2025).
Per i prossimi mesi ci si attende un graduale ritorno verso tassi di inflazione vicini ai target della BCE; tale dinamica determinerà, per il 2024 una forte decelerazione del deflatore della spesa delle famiglie (+1,6% dal +5,2% del 2023) a cui seguirà un moderato incremento nel 2025 (+2,0%).
Lo scenario previsionale rimane caratterizzato dal perdurare di una elevata incertezza del quadro internazionale, determinata dall’evoluzione delle tensioni geo-politiche. (fonte: ISTAT)
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