Gli strumenti di previdenza complementare come fondi pensione e PIP rappresentano una soluzione concreta per integrare la pensione pubblica e tutelarsi dalle difficoltà del sistema pensionistico
Nel nostro Paese la crescita degli stipendi è ferma da decenni, e negli ultimi anni, a causa anche dell’aumento dell’inflazione, hanno perso potere d’acquisto. Questo va ad incidere sull’importo delle future pensioni dei lavoratori: la contribuzione versata su retribuzioni basse è anch’essa bassa. Se a questo aggiungiamo le difficoltà dei giovani ad entrare nel mondo del lavoro, e la discontinuità degli impieghi lavorativi, il quadro che emerge è preoccupante, soprattutto per le nuove generazioni. Lo testimoniano i numerosi studi condotti recentemente, tra cui quello del 2023 del Consiglio Nazionale Giovani, che stima che la pensione pubblica sarà non solo sempre più povera, ma anche sempre più lontana per chi oggi ha 20 anni ed entra nel mondo del lavoro.
In questo contesto, gli strumenti di previdenza complementare come fondi pensione e PIP emergono come i più adatti ad integrare la pensione derivante da previdenza pubblica. Però, complice un problema culturale e di scarsità delle risorse, stentano a diffondersi soprattutto tra i più giovani. Nel 2023, le adesioni alle forme pensionistiche complementari hanno raggiunto i 10,7 milioni, pari a circa il 36,2% del bacino potenziale di iscritti, ma solo il 16% dei giovani nella fascia 20 – 35 anni ne fa un uso attivo, e l’81% non ha conoscenze adeguate in merito a questi strumenti.
Nonostante i notevoli benefici in termini di sicurezza e vantaggi fiscali, i fondi pensione faticano a guadagnare terreno. Il Rapporto Edufin 2023 ne delinea le cause, che affondano le radici in diverse problematiche. Un primo ostacolo è rappresentato dalle difficoltà economiche. I redditi stagnanti, spesso insufficienti a coprire le spese quotidiane, lasciano poco spazio al risparmio previdenziale. A questo si aggiunge una diffusa mancanza di conoscenza in materia finanziaria, che genera scarsa fiducia verso strumenti come i fondi pensione. Infine, entrano in gioco i bias comportamentali. La tendenza ad privilegiare gratificazioni immediate a scapito di benefici a lungo termine, come quelli offerti dai fondi pensione, rappresenta un ulteriore freno alla loro diffusione.
Previdenza complementare, quali sono i vantaggi?
La mancanza di un’educazione finanziaria adeguata porta molti a sottovalutare il potere del risparmio, convinti che solo grandi somme possano fare la differenza. In realtà, anche piccoli accantonamenti mensili, se investiti con criterio, possono generare risultati sorprendenti nel lungo periodo. I fondi pensione, infatti, funzionano come veri e propri strumenti di investimento. Grazie all’effetto dell’interesse composto, anche piccole somme accumulate nel tempo possono trasformarsi in una rendita significativa. Il segreto è iniziare presto: più giovani si è, maggiore è il tempo a disposizione per far fruttare i propri investimenti.
Inoltre, i fondi pensione offrono due fondamentali vantaggi:
- Rendimenti più elevati: i fondi pensione, potendo investire anche in titoli come le azioni, possono offrire rendimenti potenzialmente più alti rispetto a prodotti finanziari più conservativi. Questo è particolarmente importante per chi ha un lungo orizzonte temporale, come ad esempio i giovani lavoratori;
- Vantaggi fiscali: più a lungo si aderisce a un fondo pensione, minore sarà l’imposta da pagare sui rendimenti accumulati, fino alla somma minima del 9%.
Per chi teme la mancanza di trasparenza, è importante sottolineare che esiste un ente di vigilanza, la Covip, che garantisce la solidità e la corretta gestione dei fondi pensione.
TFR nel fondo pensione, una scelta vantaggiosa
In un contesto economico in cui spesso è difficile accantonare somme consistenti, la scelta di destinare il TFR al fondo pensione può rivelarsi una valida alternativa per garantirsi un futuro più sicuro. Questa opzione permette di risparmiare per la previdenza senza gravare sul proprio stipendio mensile. Inoltre, come dimostrano i dati degli ultimi anni, i fondi pensione hanno generalmente ottenuto rendimenti più elevati rispetto al TFR lasciato in azienda. Questo perché il rendimento del TFR è legato all’inflazione, mentre i fondi pensione investono in strumenti finanziari che possono generare rendimenti superiori nel lungo periodo.
La previdenza complementare rappresenta un tassello fondamentale per garantirsi un futuro più sereno, ma la sua diffusione è ancora troppo limitata. Per ovviare a questo problema, è necessario un cambio di paradigma che renda la sottoscrizione di un fondo pensione una scelta più consapevole e accessibile. Sganciare i fondi pensione dalle logiche aziendali è un primo passo fondamentale. Attualmente, il legame con il TFR crea un conflitto di interessi tra aziende e lavoratori: le prime, infatti, spesso vedono il TFR come una riserva finanziaria a basso costo, mentre i secondi vedono limitata la loro libertà di scelta previdenziale. Separare il TFR dai fondi pensione permetterebbe ai lavoratori di aderire a un fondo con maggiore serenità, senza pressioni o condizionamenti. L’azienda, da parte sua, dovrebbe comunque versare il proprio contributo aggiuntivo, garantendo così un accumulo più rapido del capitale previdenziale. Per incentivare ulteriormente l’adesione ai fondi pensione, sarebbe utile impostare come scelta di default il versamento del TFR a un fondo stesso. In questo modo, i lavoratori sarebbero liberi di modificare questa impostazione in qualsiasi momento, ma la maggior parte di essi probabilmente sceglierebbe di mantenere l’opzione preimpostata, data la sua semplicità e convenienza. (Fonti: money.it e LaRepubblica)
Se vuoi saperne di più sugli strumenti della previdenza complementare, puoi contattarci per una consulenza: i nostri esperti saranno a tua disposizione per risolvere i tuoi dubbi e consigliarti la soluzione più adatta alle tue esigenze.
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