Fondi pensione, in aumento rendimenti e iscritti

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La relazione 2023 di Covip mostra un aumento dei rendimenti e la crescita degli iscritti agli strumenti di previdenza complementare come fondi pensione e PIP

La relazione annuale sull’attività svolta nel 2023 presentata dalla Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, mostra diversi risultati positivi per gli strumenti di previdenza complementare. Una platea di 9,6 milioni di iscritti, in crescita del 3,7% rispetto all’anno precedente. Rendimenti nei comparti azionari che hanno raggiunto il 10,2% per i fondi pensione negoziali, l’11,3% per quelli aperti e l’11,5% per i Pip (Piani Individuali Pensionistici). Un aumento delle risorse del 9,1%, arrivando a quota 224,4 miliardi. Dopo un 2022 tutt’altro che brillante, il 2023 ha rappresentato l’anno della ripartenza per le forme pensionistiche integrative.

Nonostante questi segnali positivi, nel dossier Covip si legge che “donne, giovani e lavoratori del Sud continuano ad essere meno presenti nel sistema della previdenza complementare. È salita infatti solo leggermente (+1,7%) la partecipazione degli under 35, che in generale resta bassa non superando il 19,3%, e rimane purtroppo marcato il gender gap, con una presenza maschile del 61,7% e un picco del 72,7% nei fondi negoziali. Nelle forme di mercato le donne raggiungono il 42,6% nei fondi aperti e il 46,6% nei Pip.

La relazione della Covip indica che alla fine del 2023 i fondi pensione erano 302: 33 fondi negoziali, 40 fondi aperti, 68 piani individuali pensionistici (Pip) e 161 fondi pensione preesistenti. Gli iscritti hanno raggiunto il 36,9% delle forze lavoro, in aumento del 3,7% sull’anno precedente. Sebbene la metà delle nuove adesioni sia da ricondurre al meccanismo dell’adesione contrattuale, sono comunque alti gli iscritti ai fondi aperti (1,9 milioni) e ai Pip (3,9 milioni).

Il 47,8% degli iscritti ha un’età compresa tra 35 e 54 anni, il 32,9% ha almeno 55 anni. Pur attestandosi ancora su percentuali inferiori rispetto alle altre fasce, negli ultimi anni il peso della componente più giovane (fino a 34 anni) sul totale degli iscritti è comunque cresciuto, passando dal 17,6% del 2019 al 19,3% del 2023.

Le risorse accumulate dai fondi pensione hanno raggiunto nel 2023 i 224,4 miliardi (+9,1), e i contributi incassati sono stati pari a 19,2 miliardi (+5,2% sul 2022), risultando in crescita in tutte le forme pensionistiche complementari. La contribuzione media è di 2.810 euro, con lievi differenze in base alla condizione occupazionale.

La Covip sottolinea che «nel 2023 la dinamica positiva dei mercati finanziari si è riflessa sui rendimenti di tutte le tipologie di linee di investimento, recuperando le perdite subìte nell’anno precedente». I comparti azionari hanno registrato le performance migliori, con rendimenti nell’anno in media pari al 10,2% nei fondi pensione negoziali, all’11,3% nei fondi aperti e all’11,5% nei Pip. Nei comparti bilanciati i guadagni sono stati inferiori. Anche i comparti obbligazionari hanno registrato rendimenti positivi: gli obbligazionari misti hanno ottenuto il 7,2% nei fondi negoziali e il 4,4% nei fondi aperti; risultati positivi, ma più contenuti, si sono avuti in media anche nei comparti obbligazionari puri e in quelli garantiti.

La relazione mette inoltre in evidenza come su un periodo di osservazione decennale (da fine 2013 a fine 2023), i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collochino, per tutte le tipologie di forme pensionistiche, tra il 4,2 e il 4,5%, superiori al rendimento medio delle linee obbligazionarie e anche al tasso di rivalutazione del Tfr (pari al 2,4% nel decennio). Sempre nella relazione della Covip si afferma che le linee bilanciate mostrano rendimenti medi che vanno dall’1,9% dei Pip di tipo “unit linked” al 2,7% dei fondi negoziali e al 2,9% dei fondi aperti.

Nel dossier della Covip fa riferimento anche a possibili interventi di manutenzione evolutiva che possono rendere il sistema di previdenza complementare più attrattivo. Gli interventi dovrebbero aiutare la capacità contributiva delle persone meno forti, attraverso una rimodulazione dei benefici fiscali, che sono oggi espressi sostanzialmente nella soglia di deducibilità dei contributi (fino a 5.164,57 euro). (fonte: ilsole24ore.it)

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