Per battere l’inflazione e proteggere i propri risparmi c’è solo un modo: investire, avendo un orizzonte temporale di medio lungo periodo. Solo così ci si può tutelare contro l’aumento dei prezzi e la conseguente perdita di potere d’acquisto. In Italia l’inflazione ha raggiunto un tasso a doppia cifra, l’11,8% a novembre (un dato in linea con il mese precedente), trasformandosi di fatto in una sorta di tassa silenziosa, che giorno dopo giorno va a erodere i risparmi lasciati a oziare sul conto corrente. Un fenomeno che non è solo italiano e che si sta rivelando molto più di una semplice fiammata. Secondo un’indagine della Bce, l’Unione europea dovrebbe chiudere il 2022 con un aumento dei prezzi medio dell’8,1%, a cui seguiranno altri due anni di inflazione sostenuta: 5,8% nel 2023 e 2,4% nel 2024. Un aumento dei prezzi che pesa due volte sulle tasche delle famiglie. Da una parte fa lievitare le spese, dalle bollette al carrello del supermercato, e dall’altra parte fa perdere valore ai risparmi. In uno scenario di questo tipo l’immobilismo non paga. Anzi. E gli italiani sembrano averlo capito.

La tendenza si inverte

Così, se durante la pandemia il 27% degli italiani ha scelto, come migliore strategia per proteggersi dall’incertezza finanziaria, di tenere i risparmi sul conto corrente (19%) o in «cassaforte» (8%), oggi la situazione è cambiata, con la quota di investitori che è salita al 34%, il 4% in più rispetto al 2019 (VII Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane). Gli strumenti preferiti restano i certificati di deposito, i buoni fruttiferi postali e i titoli di Stato italiani, a conferma di un approccio prudente tipico delle famiglie (tre italiani su quattro si dicono avversi al rischio). Nei primi sei mesi di quest’anno, in particolare, nei Btp sono stati investiti più di 16 miliardi, con l’obiettivo di trarre giovamento sia dall’aumento dei rendimenti sia dalla possibilità di sottoscrivere titoli indicizzati all’inflazione. Il solo il Btp Italia emesso lo scorso 20 giugno, indicizzato come tutti questi titoli all’inflazione nazionale, ha accolto ordini per oltre 9 miliardi di euro. Allo stesso tempo, sono stati premiati anche i prodotti assicurativi e previdenziali, con oltre 12 miliardi investiti, mentre le preoccupazioni per l’andamento dei mercati hanno penalizzato i fondi comuni, con disinvestimenti netti per 4 miliardi.

Cautela o coraggio?

In questi numeri si palesa tutta la cautela degli italiani come investitori. Cautela che però non sempre può aiutare a combattere un’inflazione galoppante, a doppia cifra. Qualsiasi forma di investimento in grado di offrire un rendimento, seppur minimo, è sempre meglio del parcheggio nei conti correnti o in cassaforte. Alzando leggermente l’asticella del rischio, però, e sposando un approccio all’investimento di medio-lungo periodo, è possibile ottenere rendimenti migliori, in grado anche di annullare del tutto gli effetti negativi del caro vita sui risparmi. A parlare sono le statistiche degli ultimi 20 anni, che mostrano un rendimento medio annualizzato dei mercati azionari, al netto dell’inflazione, del 5,4% (Credit Suisse Global Investment Returns Year book 2022). Insomma, per proteggersi in un contesto di inflazione elevata, tassi in aumento ed economia in rallentamento non basta semplicemente muovere i risparmi. Pandemia e instabilità geopolitica hanno dimostrato, una volta di più, l’imprevedibilità degli eventi e la forza del loro impatto sul mondo economico-finanziario. Bisogna saper adattarsi alle condizioni di mercato e «aggiustare» i portafogli in funzione delle opportunità, spesso nascoste, che il mercato stesso è in grado di offrire.

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