La seconda metà del 2020, complice la pandemia che ha spinto l’utilizzo delle soluzioni digitali, ha visto un netto incremento dell’attività cybercriminale: gli hacker hanno saputo sfruttare al massimo la superficie di attacco, in costante espansione, per intensificare e rafforzare gli attacchi in tutto il mondo.
L’ufficio domestico tra i target primari
Con lo smart working il confine tra casa e ufficio si è assottigliato in modo significativo nel 2020 e questo ha indotto gli hacker a prendere di mira gli ambienti domestici per potersi avvicinare più facilmente alla rete aziendale. Nella seconda metà del 2020, gli exploit che puntano ai dispositivi Internet of Things (IoT), come quelli presenti in molte case, sono in cima alla lista. Ogni dispositivo IoT crea un nuovo “edge” di rete che deve essere difeso e richiede il monitoraggio e l’implementazione della sicurezza ad ogni dispositivo.
Stiamo quindi parlando di “Cyber rischio” La definizione è molto ampia e comprende una serie di azioni che possono consentire a malintenzionati di accedere a dati riservati e importanti. Si può essere ingannati da attacchi che mimano i comportamenti dei dispositivi connessi, ad esempio, o essere condotti da account di posta elettronica che somigliano a quelli di colleghi, superiori o addirittura capi a compiere azioni gravi (per esempio finanziarie), fino a perdere informazioni sui clienti o segreti industriali memorizzati in cloud. Ancora, si può essere infettati da virus che chiedono un riscatto, bloccando reti e sistemi privati o aziendali.